martedì 26 giugno 2012

Recensione - Le favole di Isabella

Titolo: Le favole di Isabella
Autore: Franco Zizola
Genere: romanzo
Editore: Lunargento
Collana: Cahiers de Voyage
Pagine: 270 pp.
Anno di Pubblicazione: 2002
Costo di copertina: 15,00 euro

Nella presente età quale compito spetta ai Poeti, quale spazio può essere loro concesso? La riflessione sulla storia di Isabella Morra, la poetessa di Valsinni (Matera), trucidata dai fratelli, si fa qui denuncia della barbarie di un mondo che si rinselva, dimentico di bellezza e poesia, inutile roba che frena lo sviluppo. Le favole di Isabella di Franco Zizola narra di mondi che si sgretolano, nel continuo trionfo del proprio particolare individuale interesse, quando sembra bene e opportuno che i poeti si facciano da parte, se vogliono conservar la vita e non essere violentemente zittiti, come toccò a Isabella Morra, scandalo di diversità, nella lontana stagione del tramonto economico sociale politico e morale delle corti rinascimentali d'Italia. Lontana? Quello che accadde può ancora avvenire, l'orrore è quotidiana abitudine, non scandalizza più. Più che essere serena analisi storica sul passato, quella di Franco Zizola, ne Le favole di Isabella è preoccupata, sdegnata fantastica sarcastica constatazione della progressiva perdita di senso che sembra inquinare la vita umana, all'inizio del nuovo millennio.


Il primo incontro con questo romanzo è avvenuto davvero in modo inaspettato. Un giorno, tra le mail, ho trovato il messaggio della casa editrice Lunargento che mi invitava a scegliere uno dei suoi titoli per farne la recensione.
Nonostante i titoli fossero tutti molto interessanti, mi sono soffermata su Le favole di Isabella di Franco Zizola. Vi chiederete il motivo della mia scelta. Beh, credo che siano essenzialmente due: la figura della poetessa Isabella Morra e la sua tragica storia.
Prima di allora, purtroppo, non avevo mai sentito parlare di questa poetessa i cui versi mi sono davvero piaciuti moltissimo. E' un vero peccato che non venga menzionata tanto quanto merita. Ma vediamo il romanzo.

Erano anni che non mi capitava di provare così tante emozioni in una sola lettura: mi sono arrabbiata, ho pianto e sorriso. L'autore, nonostante il suo stile possa, almeno all'inizio, lasciar spiazzato il lettore, è stato in grado di trasmettere moltissimi sentimenti. Ironia, cinismo e pietà, si susseguono nella narrazione della tragica vita di Isabella, la cui unica colpa fu quella di nascere donna e di dedicarsi a componimenti poetici.

Cresciuta nel '500, dopo la fuga del padre e del fratello letterato, Isabella si ritrova a vivere prigioniera nella propria casa, temendo la collera e gli atti violenti dei quattro fratelli dediti a violenza, stupri e soprusi verso le donne di Favale, il mentore Decimo Gobbo, la nutrice Riclea e la madre Luisa.

In un periodo storico in cui la donna doveva sottomettersi all'uomo, compiacendone i più bassi istinti, badando ai figli e alla casa, Isabella (letterata per volere del padre) è come un faro luminoso nell'oscurità in cui regnano i lupi. La vita della giovane, intervallata da cenni storici e descrizioni del territorio circostante al castello, viene descritta in modo efficace dall'autore che, utilizzando anche un linguaggio piuttosto scurrile, accentua la condizione di cui è stata vittima.

La vita solitaria della giovane viene "sconvolta" dalla conoscenza della principessa Antonia di Bollina e del suo sposo, letterato spagnolo, Diego Sandoval. Lo scambio segreto di lettere tra l'uomo e la poetessa scatenerà l'odio dei parenti di lei. Un odio che culminerà nell'assassinio della stessa Isabella per mano di zii e fratelli.

Un romanzo davvero bello e toccante che, mettendo in risalto la condizione della donna nel '500, porta sotto i riflettori i versi di due poeti quasi dimenticati e che, a mio parere, meritano di essere ricordati. 


Tempo di lettura: 5 giorni
Canzone consigliata: "Now we are free" di Enya

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